Museo in Valigia: Monte San Giorgio
Capitolo 2: Archeologia sul Monte San Giorgio
Il Monte San Giorgio non è solo la montagna dei fossili triassici, ma anche un luogo che custodisce la memoria umana. Qui, natura e cultura si intrecciano: i luoghi riconosciuti come sacri sono diventati templi e santuari cristiani; e le vie di transito sono rimaste sentieri di incontri. Ogni epoca ha inciso segni che ancora oggi raccontano la lunga storia della coevoluzione della vita del bosco e di quella umana.
a) Le grotte ventilate del Paleolitico
Molto prima che il Monte ospitasse un confine o villaggi, offriva come rifugio a piccoli gruppi di cacciatori-raccoglitori numerose grotte ventilate, dove l’aria circolava costantemente ed era possibile accendere un fuoco. Qui i primi abitanti della montagna lavoravano le pietre, raccoglievano piante medicinali e leggevano nel cielo il ritmo delle stagioni.
💡 curiosità: nel Monte San Giorgio vi sono 57 grotte ventilate.
b) Dalle grotte ai villaggi
Con il Neolitico, la montagna cambiò volto non più soltanto un luogo abitato, ma un paesaggio costruito. Le comunità umane iniziarono costruendo templi e altari per mantenere un legame con ciò che dava senso alla loro esistenza. Solo in seguito impararono a coltivare il bosco, addomesticare gli animali e organizzare villaggi stabili, come raccontano le tracce di ceramiche e utensili. Anche il Monte San Giorgio divenne un luogo sacro: un confine simbolico tra pianura e Alpi, dove comparvero altari dedicati al culto degli antenati e alle pratiche rituali, e dove le comunità dialogavano con il mistero che le circondava.
c) I Celti e le prime testimonianze della scrittura in Ticino
In epoca celtica, il Monte divenne un punto di incontro fra popoli, merci e idee. Non a caso i celti hanno contribuito a unificare il linguaggio attraverso l’introduzione della scrittura e appare nelle stele litiche con iscrizioni, note come alfabeto di Lugano.
💡 curiosità: il dialetto parlato oggi in Ticino è la testimonianza viva dell’antico linguaggio celtico. Per es. Bioggio viene da “biöcc”, in celtico è “blogieos”, e molti altri.
d) Tremona-Castello: un villaggio nella lunga durata
Il sito di Tremona-Castello è uno dei luoghi archeologici più significativi del Monte San Giorgio: gli scavi hanno rivelato un villaggio medievale ben conservato, con edifici, vie e aree artigianali.
La ricerca ha documentato una continuità di frequentazione che attraversa l’età del Ferro, l’epoca romana, l’Eneolitico e il Neolitico, suggerendo che questa altura non fu mai un luogo marginale, bensì un nodo persistente del popolamento e delle reti di relazione tra pianura e area alpina. Tremona appare così come un vero archivio stratificato del paesaggio umano del Monte San Giorgio, in cui emergono le trasformazioni dell’uso dello spazio, delle tecniche costruttive, dei sistemi produttivi e delle forme simboliche nel corso dei secoli.
Oggi il sito racconta una storia continua tra natura, territorio e presenza umana.
e) Pietre vive tra villaggi e castelli del Medioevo
La venerazione della montagna e delle sue fonti d’acqua si mantiene viva in epoca romana, specialmente a Riva San Vitale, e trova il suo consolidamento cristiano con l’edificazione del battistero. Croci in pietra e piccole cappelle sorsero dove prima si erigevano altari ancestrali. Affreschi e simboli cristiani cominciarono a segnare il paesaggio, e la montagna si fece santuario, meta di devozione e di pellegrinaggi. Era una rivoluzione silenziosa e grandiosa che ridisegnava il senso stesso del rapporto tra l’uomo e questo luogo.
💡 curiosità: il battistero di Riva San Vitale (IV° secolo) è il monumento cristiano più antico della Svizzera.
f) Il Medioevo, villaggi e castelli
Nel Medioevo il paesaggio culturale del monte si arricchisce di nuovi monumenti, chiese e cappelle per il culto. Ma le grotte continuano a essere abitate dagli eremiti, in particolare da Manfredo Settala, Santo guaritore ed esperto di piante medicinali della montagna. Il suo culto si estende per oltre mille anni e vive ancora oggi attraverso la festa del miracolo del pane e una devozione continua dell’intera comunità.

Beato Manfredo di Settala
ℹ️ ll Beato Manfredo apparteneva all’antica famiglia Milanese dei Settala. In età avanzata lasciò la cura pastorale e si ritirò in vita ascetica sul monte San Giorgio. Attratti dalla fama della sua santità, i fedeli accorrevano a lui per consigli e intercessioni. Morì il 27 gennaio 1217 e il suo corpo fu trasportato nella chiesa di Riva San Vitale allora diocesi di Como, dove tuttora è custodito in un’urna posta sotto l’altare maggiore.
💡 curiosità: all’interno del battistero di Riva San Vitale vi è ancora la mummia del Beato Manfredo. Se vuoi leggere qualcosa di più, puoi trovare un libro nel capitolo 4 sulla letteratura.


